I Paesi del Maghreb: Tunisia, Algeria, Egitto e Marocco, sono considerati da molti italiani, praticamente indistinguibili, in realtà le differenze tra le loro culture e tradizioni esistono. I cittadini di questi Stati, vivono con fastidio il fatto di essere spesso scambiati tra loro e ciò può essere motivo di contrasto.
Per provare a disinnescare questo meccanismo abbiamo fatto un esperimento, abbiamo chiesto ai relatori dell’incontro “Conosci i tuoi vicini di casa?” che rappresentavano informalmente i suddetti Paesi di trovare una caratteristica positiva di ciascuno degli altri tre Popoli. Queste sono le risposte che ci hanno dato.
Ouejane
Mejri (Tunisia): gli algerini sono determinati, i marocchini onesti
Noi abbiamo alcuni modi di dire sugli altri paesi arabi, ad esempio riteniamo che l’Egitto sia la madre dei popoli e che tutta la cultura araba venga da lì.
Degli algerini diciamo che sono “severi”, ma in senso buono, per indicare la forza, il rigore e la determinazione di un Popolo che ha combattuto per secoli contro l’oppressore.
I marocchini sono quelli onesti, di cui ci si fida. Per decenni sono venuti a lavorare in Tunisia come guardiani e gli si dava facilmente la chiave di casa o della fabbrica, perché trasmettevano un grande senso di affidabilità.
Nadira
Hairague (Algeria): in Egitto nasce la nostra cultura, in Tunisia ci
si sente accolti
Anche noi pensiamo che l’Egitto sia la culla della cultura araba. Io ci sono stata diverse volte e ciò ammiro degli egiziani è la loro resilienza. Hanno avuto e continuano ad avere regimi che lasciano pochissimo spazio alla libertà individuale. Però Piazza Tahrir è lì a farci capire cos’è l’orgoglio nazionale.
Quello che amo dei tunisini è ciò che spesso altri algerini criticano, ossia il loro modo di fare garbato e la loro parlata dolce, quasi effeminata. La loro economia è basata prevalentemente sul turismo e non potrebbe essere altrimenti, dato che sono cordiali, sorridenti e accolgono tutti senza un secondo fine.
I marocchini nella loro semplicità sono di una bontà infinita. Algeria e Marocco non sono in buoni rapporti da sempre, ma i due Popoli sono fratelli e non hanno nulla a che fare con i conflitti decisi dai rispettivi Governi. Io sono andata in Marocco dicendo che ero algerina e ho incontrato persone che mi hanno abbracciato, piangendo e dicendo: “Perché dobbiamo farci la guerra?”
Medhat
Moussa (Egitto): a volte il tifo sportivo crea malintesi
Io da piccolo ritenevo che gli algerini fossero molto duri e violenti, in realtà lo pensavo anche dei tunisini, ma questo perché assimilavo tutto il Popolo agli ultras che vedevo picchiarsi durante le partite di calcio.
Poi sono andato in Tunisia in vacanza e ho cambiato completamente idea. Una cosa che ho notato è l’altissimo livello culturale delle persone. Anche il fruttivendolo, il tassista e la ragazza che fa le pulizie in albergo conoscono la storia, parlano di politica, ascoltano tanta musica e leggono molto.
Gli algerini li conosco poco, ma l’idea, probabilmente sbagliata, che mi sono fatto della loro durezza è legata alla loro storia di lotta al colonialismo. Dei marocchini dico solo che sono buonissimi, del resto ho un debole per quel Paese.
Samira
Abdelouaret (Marocco): dell’Algeria mi piace la musica, dell’Egitto
la danza
Ho molti amici tunisini, soprattutto su Instagram, e posso dire che abbiamo una cultura abbastanza simile. Sono un popolo molto cordiale e accogliente.
Dell’Algeria, invece, amo la musica e il suono della loro lingua. Ci sono alcuni contrasti tra i nostri Paesi a livello politico, soprattutto con il nuovo presidente che ha un nome che in “arabo marocchino” ha un suono volgarissimo. Questi aspetti, però, non riguardano la gente comune, anzi ci sono tantissimi algerini che scelgono di vivere e lavorare in Marocco.
L’Egitto ha tradizioni che non si può fare a meno di adorare, io ho studiato danza del ventre ed ho una vera e propria passione per questo tipo di espressione artistica.
Ultimamente sto viaggiando molto negli altri paesi arabi, per far conoscere a mia figlia la cultura del Magreb e sono riuscita a far cambiare idea persino a mio marito che, da bergamasco, aveva molti pregiudizi sul Nord Africa.