lunedì 11 aprile 2022

Un passaporto falso mette in trappola i minori del Bangladesh

 Nella speranza di un futuro migliore, lasciano il Paese da ragazzini con un passaporto contraffatto, che i trafficanti forniscono loro con la complicità delle autorità locali, ma al diciottesimo compleanno tutti i nodi vengono al pettine...

DI ADRIANA FENZI




È una fresca mattina di aprile e una cinquantina di ragazzi originari del Bangladesh, tutti giovanissimi, stanno protestando sotto il loro consolato in via Giambellino 7, alla periferia ovest di Milano.

Il loro leader, un ragazzo di pochi anni in più degli altri (la media è sui 18/19), che parla perfettamente italiano, racconta di aver scritto una lettera al console affinché dia loro una possibilità di costruirsi una vita in Italia, lasciandosi finalmente alle spalle il lungo e difficile viaggio che li ha condotti fino a qui.

A determinare la loro condizione di precarietà sono organizzazioni criminali che li convincono, quando sono poco più che bambini, a lasciare il proprio Paese alla ricerca di un futuro migliore. Per passare la frontiera forniscono loro un passaporto falso, ottenuto con la complicità delle autorità corrotte, in cui risultano già maggiorenni, quando in realtà sono ben lontani dall’esserlo.

Il documento contraffatto viene spesso sottratto ai ragazzi già durante il viaggio o richiesto come merce di scambio. Nel caso in cui invece arrivino in Europa ancora con il passaporto in mano, viene detto loro di buttarlo via, per evitare problemi.

Una volta entrati nel circuito di accoglienza, i giovani vengono sottoposti a perizia medico-legale per l’accertamento dell’età e riconosciuti come minorenni. Il tribunale dei minori il prende quindi sotto tutela, dando loro la possibilità di essere accolti in una comunità per minori stranieri non accompagnati e inseriti in un percorso verso l’autonomia le l’integrazione. Tutto bene quel che finisce bene dunque? Purtroppo no, perché il problema è solo rimandato al loro diciottesimo compleanno.

Questo è infatti il momento in cui, per emettere un permesso di soggiorno “da adulti” per motivi di studio o lavoro, le autorità italiane vogliono dai ragazzi un passaporto valido, in cui sia indicata chiaramente la loro data di nascita. A loro non resta che prendere un appuntamento in consolato, o presso l’ambasciata di Roma, per richiedere un documento con i dati anagrafici corretti, ossia quelli che emergono dal certificato di nascita e qui iniziano i problemi… I diplomatici bengalesi, che fino a qualche anno fa erano disponibili a rettificare i dati ed emettere un nuovo passaporto, ora si rifiutano di farlo, impedendo di fatto ai ragazzi di restare regolarmente in Italia.

Le istituzioni del nostro Paese sono quasi completamente all’oscuro del problema, dal momento che i ragazzi, temendo di non essere creduti o, peggio, rimpatriati, decidono spesso di non denunciare. Per questo è più che mai urgente prendere coscienza della situazione, che vede i ragazzi vittime di trafficanti senza scrupoli.

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