giovedì 23 dicembre 2021

Lia Quartapelle e Majdi Karbai sulla questione tunisina

 

 “l’Europa non può ignorare il fatto che nell’unico Paese della Primavera araba che ha fatto una scelta netta di democrazia è stata sospesa la Costituzione!”. Così è intervenuta Lia Quartapelle, deputata e responsabile Esteri del Partito Democratico  durante un incontro sul Maghreb, organizzato dal PD del Municipio 2 di Milano.

Lo scorso 25 luglio il presidente della Repubblica Tunisina, Kaïs Saïed ha sospeso il Parlamento – ha proseguito Quartapelle - si è arrogato il potere di nominare il Governo e ha concentrato nelle sue mani anche alcune competenze in materia giudiziaria. I Paesi europei hanno fatto molto poco per porre freno a questa grave forzatura costituzionale”. 

La deputata ha poi ricordato come nel 2014, quando in Egitto i militari avevano preso il potere, un sottosegretario agli Esteri la tranquillizzò dicendole “prima o poi i militari torneranno nelle loro caserme e si ripristinerà la democrazia”. 

Io questa cosa non l’ho ancora vista! E so bene che da queste situazioni si può uscire solo se c’è tanta pressione anche dall’estero. Quello della democrazia dei diritti e della libertà è un tema universale, che noi dobbiamo trovare il modo di sostenere, condannando tutti gli esperimenti autoritari e trovando anche le risorse finanziarie per favorire i processi di democratizzazione. Non si può dimenticare infatti che la situazione in cui versa la Tunisia è legata anche a una pesante crisi economica dovuta al Covid-19 e al crollo del settore turistico”. 


Majdi Karbai, parlamentare del gruppo democratico in Tunisia, ospite dello stesso evento, ha ribadito la pericolosità dell’evoluzione del quadro politico nel suo Paese. “Il popolo tunisino ha lottato per instaurare una vera democrazia dopo il conservatorismo islamico e ora si rischia di sprofondare in una nuova dittatura, populista e retrograda”. 

La Costituzione della Tunisia – ha proseguito Karbai – è un compromesso fra tutte le correnti politiche e religiose che convivono nel Paese: socialisti, islamisti, democratici… e ora il presidente Saïed vorrebbe snaturarla, partendo dall’articolo 6, che garantisce la laicità dello Stato e che lui definisce <pericoloso>”. 


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